Uno dei produttori che più ha segnato la storia recente del rap romano, ora a lavoro sul nuovo disco di Nayt, 3D ci ha raccontato qualcosa della scena rap della capitale, tra passato, presente e futuro.
Quando si parla di rap italiano e delle città più rilevanti per la storia e lo sviluppo del genere, non si può non citare Roma. Sebbene oggi Milano sia a tutti gli effetti un centro nevralgico, fondamentale per la promozione della musica, la capitale rimane a tutti gli effetti una delle culle del rap nostrano.
Gruppi leggendari e iconici come i Colle Der Fomento, i CorVeleno e i Gente De Borgata, l’epico collettivo che riuniva rapper, writers, produttori e breaker sotto il nome di Rome Zoo, l’eredità degli OG (termine utilizzato per indicare gli originatori nella cultura hip hop) raccolta da gruppi come il Truceklan, i Brokenspeakers e da artisti quali Gemitaiz, MadMan, Rancore, solo per citare alcuni tra i più famosi.
Il moto creativo perpetuo che parte da Roma spesso impiega pochissimo a sedimentarsi lungo tutto lo stivale, basta guardare i casi recenti di Carl Brave & Franco 126 o il successo annunciato di Fasma WFK, ed è la riconferma dell’incredibile stato di salute del movimento artistico nella città; tanto sfondo della loro musica quanto vera fonte d’ispirazione. Parlare di Roma con 3D significa poi sfondare una porta aperta: tra le pareti del suo Bunker Studio sono passati alcuni, anzi, la maggior parte dei talenti del rap romano della nostra generazione. L’ultimo in ordine di tempo è Nayt, uno dei volti (insieme proprio a 3D) della collezione Invictus, nonché uno dei nomi più chiacchierati della scena attuale; 3D segue il progetto sotto molti punti di vista, grazie all’eccellente lavoro della label da lui fondata, la VNT1. “Al Bunker passano tutti i giorni tanti ragazzi, a creare musica e registrare, e mi sento di dire che il livello generale si sta alzando, sia dal punto di vista tecnico che musicale” confida il produttore, “magari ora è un po’ più semplice iniziare a lavorare,perché i mezzi per iniziare a fare musica sono reperibili più facilmente, ma vedo tanta costanza e dedizione”. Come già evidenziato, Roma in effetti è da sempre una fucina di talenti notevole, in grado di fornire ai ragazzi un background di partenza solido e tantissime figure di riferimento alle quali rivolgersi per creare una struttura professionale a sostegno della propria musica, come succede nello studio di 3D. I cambiamenti dal punto di vista tecnico e sonoro non possono però prescindere da quelle componenti necessarie per realizzare della buona musica, non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello creativo, dell’originalità, dell’unicità del prodotto.
Sotto questo punto di vista 3D è, per sua stessa ammissione, un filino nostalgico, ma con piglio tutt’altro che reazionario o ultraconservatore: “Prima c’era una ricerca differente, sia nello scrivere che nel produrre, si ascoltavano determinate cose in maniera più mirata, partendo ad esempio dalla natura del sample fino allo studio sulle rime e sui contenuti da proporre”. È un discorso che tiene banco da diverso tempo tra gli appassionati del mondo rap e gli addetti ai lavori, poiché si tratta del rovescio della medaglia di quella rinnovata facilità con cui i mezzi di produzione diventano oggi accessibili. Si rischia di vanificare un po’ la magia della ricerca, dello studio, della caccia al sample unico o al riferimento d’impatto; non si tratta di barricarsi nei ricordi, nelle frasi fatte in stile “ai miei tempi si stava meglio”, quanto più di sfruttare a pieno ciò che si è sedimentato negli anni, arricchendo di fatto ulteriormente la propria produzione. L’artista romano non si esime però dallo spezzare una lancia a favore delle nuove generazioni, parlando di quanto apprezzi “il sound attuale, che mi piace molto, mi garba sia da ascoltatore che da produttore, poiché anche per lavoro devo seguire tutte le nuove tendenze. Non mi fermo al mio sound di dieci anni fa, cerco di sperimentare sempre, anche perché dei nuovi prodotti apprezzo particolarmente il modo in cui riescono a far «suonare» i testi”.
La voglia di 3D di mettersi perennemente in competizione con se stesso è infatti evidente se si osservano i molteplici cambiamenti e le diverse evoluzioni apparse lungo più di un decennio di produzioni, contraddistinte dalla capacità di reinventarsi, mantenendo al contempo degli elementi distintivi in grado di ricondurre immediatamente le strumentali al suo tocco creativo. “Non sono mai stato particolarmente ispirato da un singolo produttore, ho sempre apprezzato singoli elementi di tutti i più forti, ma nello sviluppare la mia identità da producer mi sono mosso in maniera autonoma, senza un riferimento in particolare”: la capacità di assorbire i punti di forza dei propri artisti preferiti, reinterpretandoli in maniera unica, è sicuramente una delle skill più importanti per chiunque faccia musica. L’ultimo periodo ha visto 3D lavorare a stretto contatto con Nayt, con il quale ha un disco in prossima uscita, che per lui “racchiude tutto ciò che volevamo mettere in un disco, da quando abbiamo iniziato a lavorarci fino ad oggi. Non vediamo l’ora di suonarlo in tutta Italia”. Concentrato sul presente e sul futuro, senza dimenticare però il passato: questa la ricetta vincente firmata 3D & VNT1.