Quattro chiacchiere con Max Brigante a proposito di comunicazione: i media, gli strumenti, il pubblico. Riflessioni su un tema sempre molto attuale che si evolve e fa evolvere la musica e gli artisti.
L’input me lo offre la sua serie di video su Instagram, volta a raccontare, divulgare, volti a creare confronto con il pubblico ma, in senso più lato, anche con artisti, addetti ai lavori, uffici stampa e chiunque orbiti intorno al mondo della musica. Così ho la possibilità di fare quattro chiacchiere con Max Brigante, figura di riferimento in radio ma non solo.
La prima domanda per dare il via all’intervista è sull’idea alla base e la mission che lo spinge a voler andare oltre il mondo della radio. Mi piace comunicare, mi piace raccontare e mi piace farlo in modi differenti. Instagram mi da modo di sperimentare nuovi linguaggi che siano fratellastri e sorellastre di quello che è il mio principale, ovvero la radio.
Il concetto di comunicazione e confronto dà il via alla nostra chiacchierata e si presta ad essere il filo conduttore di tutta l’intervista. Con Max condivido l’interesse per lo sviluppo di podcast, blog, vlog e comunicazione, specie online. Ma a colpirmi, ed è così a più riprese, è il desiderio di offrire sempre spunti di riflessione e approfondimento per il confronto e la crescita personale.
Come si può comunicare al meglio, oggi?
Domanda cruciale: knowledge e esperienza non bastano, mi dice. Deve essere qualcosa di veramente sentito e prima di tutto devi imparare a conoscere le diverse piattaforme e il loro target di riferimento.
Mi cita The Last Dance con un esempio chiaro e diretto: ha un contenuto clamoroso, pensi che avrebbe avuto lo stesso impatto se fosse stata pubblicata ogni martedì sera su Italia 1 invece che attraverso una delivery su Netflix?
Ad ogni momento la sua piattaforma
Tra le new entry c’è anche TikTok, Max sottolinea come stia profondamente cambiando la musica: non mi stupisce il ritornello di Drake che dice come muovere i passi, fatto evidentemente per fare breccia nel pubblico. Gli artisti di oggi hanno come riferimento Spotify, le canzoni sono create per performare in termini di streaming, il minutaggio e le strofe si sono sensibilmente ridotti.
Nella nostra scena musicale Salmo è un ottimo esempio di quanto dicevamo prima: un’immagine forte, un team di videomaker fortissimi, ha sfruttato al meglio la rivoluzione tecnologica di quel momento storico, YouTube. Non c’è stato nulla di forzato in ciò che ha fatto. Oggi è un grande artista. Se non avesse cavalcato quell’onda in quel modo forse noi oggi non avremmo Salmo.
Mente aperta, curiosità, tempo e dedizione sono fattori decisivi per capire il contesto che stiamo vivendo e gli strumenti che abbiamo a disposizione. Sta a noi trovare il modo migliore per farli nostri e arrivare al pubblico. È un continuo divenire: sempre le rivoluzioni tecnologiche cambiano la musica, in qualche modo. È il corso naturale delle cose che ciclicamente si ripete. Tutto muta, tutto si evolve, spiega Max.
Come si è evoluto il tuo approccio alla radio?
La radio è l’habitat naturale di Max Brigante, oggi a Radio 105 con il suo programma Mi Casa. Vent’anni in radio non sono pochi ma serve tempo per trovare una propria dimensione: ho capito che è un mezzo essenziale - sei solo tu con il microfono - e, per questo, meraviglioso.
Va in onda ogni giorno alle 20, un po’ il preserale, quando la famiglia di riunisce. E questo sembra essere il valore aggiunto, per lui: l’impressione che ho, con ascoltatori che mi seguono da tantissimo, è di essere in famiglia. la sensazione è quella di un rituale, quando ci ritroviamo tutti insieme la sera a quell’ora.
Poco prima parlavamo di sperimentare nuove idee, nuovi approcci per creare contenuti e veicolarli in modo originale. I mash up di 105 Mi Casa nascono in radio ma vengono proposti anche in formato video attraverso Instagram e funzionano tantissimo. Non puoi non essere crossmediale oggi, sottolinea Max.
Il podcast è l’evoluzione della radio?
Come detto, tutto cambia e si evolve. Il nostro confronto arriva così al round finale. Io vengo dal mondo dei podcast, lui da quello della radio. Sono media diversi, distinti? Secondo Max Brigante il podcast è un po’ il fratellastro della radio.
D’altro canto il podcast non pone vincoli, rilassa e permette approfondimento: per me è una grande opportunità, dà sfogo alla mia creatività, al mio impulso artistico. Quando d’estate non faccio la radio parlo da solo (scherza, ndr). Mi aiuta a sedare la voglia che ho di raccontare, di comunicare. Sono complementari. La radio è veloce, lo è sempre più. Cresce come cresce in velocità la nostra società, racconta. Insomma, il podcast arriva dove non arriva la radio.
Sinceri con noi stessi prima che con gli altri
Colgo l’occasione, in ultimo, di chiedergli - dall’alto della sua esperienza di comunicatore - un consiglio per chi muove i primi passi. E così come ciclicamente mutano le piattaforme, anche la nostra chiacchierata sembra tornare al punto iniziale: impara a conoscere gli strumenti che hai e il pubblico di riferimento ma, soprattutto, ricorda che qualunque cosa tu voglia comunicare deve essere qualcosa di sentito.
Per trovare una tua dimensione, che sia originale, devi essere sincero con te stesso prima che con gli altri.