Dj, fondatore della Machete Empire Records e del collettivo 333 Mob, Slait è una delle figure più importanti, autorevoli e imponenti del rap game nostrano, nonché uno dei dj più forti del panorama rap italiano. Da un anno è testimonial di Dolly Noire e con noi ha condiviso diversi eventi, sia in Italia che all’estero. Il 2018 sarà un anno importante per lui, per la sua Machete, per il suo 333Mob e per noi insieme a lui.
Sei un produttore, dj e manager, in quest’ordine?
“Dj, manager e produttore, meglio così. Il ruolo da produttore è quello che trascuro di più per questioni di tempo: è una forma d’arte che rispetto molto e i produttori di solito dedicano tutto il loro tempo solo a questo per far uscire qualcosa di originale”.
Tu nasci dj e ad oggi sei una delle figure più importanti del rap italiano, com’è nata la tua passione per l’hip-hop, per il rap e per l’arte del djing?
“Mi sono avvicinato al djing grazie a mia sorella. I giradischi che ho in studio erano suoi, me li ha regalati. Da quando avevo 10-11 anni l’ho sempre vista suonare. Difficilmente cerco insegnamenti, imparo molto osservando le persone: mia sorella mi ha dato qualche dritta all’inizio e poi il resto è venuto da sé… ho cominciato a suonare house anni ’90 perché lei aveva quei vinili. L’hip-hop è arrivato dopo, ho cominciato a provare curiosità nel muovere il disco, ho iniziato a guardare qualche videocassetta di dj e successivamente ho accompagnato in live alcuni gruppi sardi”.
Abbiamo parlato del tuo ruolo da produttore, del djing ma sei anche un manager, sei un imprenditore
“Siamo arrivati a Milano nel 2011 e l’anno dopo abbiamo aperto un’etichetta discografica, Machete Empire Records, con Salmo & Hell Raton, che penso sia tuttora la realtà indipendente più grande e credibile in Italia. Adesso ho aperto un’altra etichetta, 333 Mob, insieme a Low Kidd, e in un anno sono arrivate già 4 certificazioni dalla FIMI”.
Ti bastano 24 ore al giorno?
“Me le faccio bastare, però non ho più una vita privata. E’ stata una mia scelta perché credo tantissimo in quello che faccio, sono molto ambizioso, piano piano stanno arrivando anche parecchi riconoscimenti per il lavoro svolto e questo mi ripaga di tutto”.
Qual è l’aspetto del tuo lavoro e del tuo ruolo che più di tutti ti appassiona?
“Sicuramente creare musica. Poi, guarda, da ragazzo vedevo i Dogo e Marracash, che facevano uscire i dischi e potevo averli dopo molto tempo perché non arrivavano da noi e per comprarli dovevo andare a Bologna o a Verona da Zeta. Adesso mi fa veramente piacere ascoltare i dischi prima dell’uscita, soprattutto dei miei artisti. Mi soddisfa anche parecchio lavorare su ragazzi molto giovani: quando vedo uno di questi esplodere e concretizzare qualcosa, come per esempio Lazza – con cui abbiamo ottenuto quattro certificazioni e l’etichetta (mia e di Low Kidd) è nata da meno di un anno - è una delle cose che mi ripaga di più di tutte le ore passate in studio”.
Hai calcato molti palchi nella tua carriera, ma qual è quello che più di tutti ti ha emozionato e ti è rimasto dentro?
“Sono un amante delle situazioni piccole dove c’è il contatto con il pubblico o dei dj set perché ho le persone intorno che ballano. Il palco più bello che ho fatto è stato l’Ichnusa Festival di tre anni fa: ho accompagnato Salmo con la band e dopo di noi hanno suonato i Subsonica. Quel giorno c’erano 50mila persone. La gente era molto distante per via del grande palco però era così tanta che quella immagine mi è rimasta in testa”.
Com’è nato il tuo rapporto con Dolly Noire?
“Conosco i ragazzi di Dolly da quando hanno iniziato: si muovono benissimo, hanno una bella comunicazione perché lavorano con la musica, con lo sport, danno la possibilità a tantissimi talenti e giovani di potersi esporre, gli danno visibilità, li aiutano. Sono persone fighe e hanno un progetto che funziona, sono simili a me, nel senso che investono molto in quello in cui credono”.
Con noi sei stato a Londra, a Berlino e a dicembre a Napoli all’Hellheaven, che esperienze sono state?
“All’Hellheaven sono stato per la seconda volta, ho fatto sia l’estivo sia una data a dicembre con Dani Faiv: Napoli è una grande città ma non si riesce a trovare sempre una situazione compatta, reale e figa come questa. Dani Faiv ha cantato due pezzi e con “Gameboy Color” la situazione è davvero esplosa. Londra è stata una bella esperienza perché siamo andati a fare uno shooting con un ragazzo molto giovane, abbiamo fatto un po’ di scatti fighi”.
Cosa ti aspetti dal 2018 dal punto di vista di Machete, 333 Mob e Dolly Noire?
“Machete da più di un anno sta coltivando il suo roster: solo a dicembre abbiamo fatto 5 uscite e, come ho scritto sui social, secondo me sta venendo fuori una Machete 2.0 con una forza immensa. Nel 2011 abbiamo ribaltato completamente l’Italia con un suono di impatto. La Machete è forte perché si sa rinnovare. Tutti i nostri artisti hanno un timbro vocale enorme e questo non è un caso, è una cura. Per 333 Mob al momento abbiamo due artisti ma ne stiamo curando altri due… sicuramente nel 2018 arriverà del materiale fighissimo di Zuno, che sta crescendo a vista d’occhio e nel quale crediamo tantissimo, secondo me ha un talento enorme. Con Low Kidd siamo molto attivi, stiamo lavorando tantissimo in studio. Lo stesso disco di Nitro è curato artisticamente da me e Low Kidd. Con Dolly Noire spero di fare mille figate nel 2018. Sarà un anno pieno di sorprese”.