Fino a poco tempo fa, l'Italia e i festival musicali non andavano molto d'accordo. Mentre nel mondo nomi come "Coachella", "Primavera Sound" o "Glastombury" si imponevano, ingrandendosi fino ad attirare artisti ed appassionati dai quattro angoli del pianeta, dalle nostre parti questo settore sembrava sonnecchiare. Il risveglio, timido, è iniziato qualche anno fa, grazie a realtà inizialmente piccole e, curiosamente, spesso collocate fuori dai grandi centri, lontano dalle principali città dello stivale. Tra queste realtà, qualcuna è riuscita a sopravvivere, a crescere, e pian piano a guadagnare importanza, visibilità, credibilità. Il veneto "Home Festival" in questo settore rappresenta senza dubbio un fiore all'occhiello. Quella dell'Home è una realtà che in veneto è diventata pian piano un'istituzione, e si è poi allargata al resto dello stivale (quest'anno sono stati anche presenti alla Design Week a Milano con un palco per lanciare l'evento).
Giunta alla nona edizione, la manifestazione ha dovuto vedersela lo scorso weekend con una pioggia battente che ha fatto da protagonista per buona parte dei tre giorni in quel di Treviso, e ha costretto gli spettatori a muoversi tra un palco e l'altro correndo nei loro ponchi, sotto i loro ombrelli o coprendosi con impermeabili improvvisati. Eppure, nonostante il meteo inclemente, il conto delle presenze alla fine della fiera fa segnare la cifra di ottantamila spettatori, i quali hanno potuto godersi concerti andati in scena su tre grandi palchi all'aperto, tra cui il main stage,e altri due più piccoli al coperto. Il tutto è studiato in modo che i tre palchi non si sovrappongano a livello sonoro, e si possano così tenere diversi concerti in contemporanea. Detto questo, l'organizzazione è stata ben attenta ad evitare la concomitanza tra i concerti dei nomi più importanti. Un'idea un po' più precisa di come sia andata questa edizione ce la siamo potuta fare grazie a Clipper, che ci ha ospitato nel suo stand nella giornata di sabato.
Per noi a Treviso è andata la nostra graphic designer Giada, che non era al suo primo Home Festival. "L'ultima volta che ci sono stata, questa era una manifestazione giovane, non aveva tutti i nomi di quest'anno" ci racconta al ritorno. "Negli ultimi anni hanno iniziato ad inserire anche la scena hip hop e rap, cosa che prima non c'era."
Tra l'altro proprio il sabato è stata una giornata quasi interamente dedicata all'hip hop, con la pregevole eccezione rappresentata da Afrojack. "Lui ha fatto un live pazzesco. Aveva un palco allestito apposta per lui. C'era questa piattaforma dove il Dj suonava e poteva anche salire in piedi. Una specie di via di mezzo tra palco e piattaforma per la consolle. Li sopra, in piedi, stava il suo vocalist. Questo permetteva di vederli perfettamente anche se si era in fondo. Dietro la consolle poi hanno fatto un lavoro di luci spettacolare, una bomba indescrivibile. C'era questa "A" gigante che si illuminava. Un bellissimo lavoro da un punto di vista visivo. Infatti, anche se all'inizio pensavamo di andarcene via, alla fine siamo rimasti a goderci la cosa."
Come dicevamo però, il sabato è stato l'hip hop a farla da padrone. "Quando siamo arrivati stava finendo la Dark Polo Gang. Appena hanno finito ci siamo uniti al fiume di gente che si spostava verso il palco successivo per tentare di accaparrarsi i posti migliori. Siamo finiti in uno dei due stage al coperto per sentire Rkomi, che è stato un grande. E da li, in quella che sembra quasi una rincorsa ai vari eventi che però crea una bella situazione, ci siamo spostati sotto il palco di Carl Brave x Franco 126. C'era un sacco di gente, non me ne aspettavo così tanta. Era proprio pieno pieno, non si riusciva neanche a passare!". Qui si potrebbe aprire una parentesi sul duo romano e sulla sua incredibile capacità di richiamare pubblico dal vivo, che arriva da ben prima che "Fotografia" di Carl Brave diventasse uno dei tormentoni dell'estate che ci stiamo lasciando alle spalle. Probabilmente frutto di una nicchia di fan veri, disposti a farsi più di qualche chilometro per assistere ai loro live, e di uno stile che mischia abilmente rap e indie, allargando l'ascolto potenziale anche grazie ad un indiscutibile talento narrativo.
Ma sabato all'Home Festival è stato anche il giorno di Nitro. "Una bomba. Siamo arrivati al palco prestissimo perchè iniziava a diluviare. Allora ci siamo infilati dentro e, beh, lui live è fortissimo. Inoltre, figurati, da veneto giocava in casa. Poi ha un modo di fare allucinante. Quando canta spacca tutto, ma quando finisce è super carino, ringrazia tutti, è molto diretto. A mio parere è stato il live più riuscito della serata. Lui è proprio un animale da palcoscenico. Per quanto un artista come Afrojack possa intrattenere e fare uno spettacolo pirotecnico e allucinante, Nitro riesce a catturare l'attenzione di tutte le persone che ha davanti anche solo cantando, senza trucchi.La sua voce è pazzesca e la gente era super gasata. Non mi aspettavo così tanto coinvolgimento".
Tanti nomi importanti quindi, che nella serata di sabato hanno portato a Treviso uno spaccato di quella che è oggi la scena rap italiana. E lo hanno portato in un contesto, quello del festival, che nel nostro paese finalmente sta tornado a imporsi non solo nei numeri, ma nell'offerta di un intrattenimento di qualità. L'anno prossimo l'Home Festival compie dieci anni. Noi gli auguriamo di poter diventare un alfiere sempre più credibile di questo tipo di manifestazioni, un modello da cui apprendere e, dove possibile, da replicare. A patto di mantenere alta la proposta e la qualità dell'organizzazione. C'è sempre bisogno di musica. C'è sempre bisogno di live. C'è sempre bisogno di Festival.
@mark kola - foto Nitro @home festival - foto Afrojack e foto Design Week