Abbiamo incontrato il duo di produttori electro italiani, che ci hanno parlato degli ultimi mesi, del cambio di formazione e dei progetti futuri, sempre coerenti alla loro identità, come dieci anni fa
“I Cyberpunkers, a modo loro, racchiudono ciò che il cyberpunk è al giorno d’oggi”: quando si apre la biografia dei Cyberpunkers sui loro canali ufficiali, questo è quello che si legge nella prima riga. È difficile trovare un modo migliore per racchiudere in una sola frase l’essenza di questo duo di produttori italiani, attivo da anni e coperto dall’anonimato (e da due maschere piuttosto inconfondibili). Tra i più giovani appassionati dal rap italiano, molti li conoscono per la collaborazione con Salmo in “Russel Crowe”, ma il loro percorso è scandito da molto altro.
Per un duo dall’estetica fondata su un immaginario come quello del cyberpunk – per dare due riferimenti, "Akira", "Ghost In The Shell" e "Blade Runner" dovrebbero bastare -, il presente distopico che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, tra pandemia e isolamento forzato, deve aver avuto un impatto particolare. “Siamo un po’ tutti sulla stessa barca, abbiamo trascorso gli ultimi mesi a produrre come i pazzi”, raccontano, “perché non c’era la possibilità di fare altro. Abbiamo dovuto cancellare due date in Italia e due all’estero, ma la quarantena per fortuna non è stata troppo pesante, perché l’abbiamo trascorsa a fare musica”. Se qualche artista si è trovato alle prese con un blocco creativo in questi mesi, ai Cyberpunkers è andata diversamente, perché aggiungono di avere “materiale per l’equivalente di un album, abbiamo prodotto praticamente sei mesi di release future”. Ma da dove arriva l’ispirazione in un momento del genere? “Abbiamo ascoltato tantissima musica. Ci siamo presi bene con la synth wave, producendo qualcosa su quel filone, ovviamente in stile nostro”. Non è mancata l’occasione di unire due mondi diversi poi, perché i Cyberpunkers hanno remixato il tema principale di “Doom”, famosissima saga di videogiochi (per chi se lo fosse perso, anche noi, qualche settimana fa, abbiamo fatto un salto nel mondo dei videogiochi). “La mancanza di stimoli esterni si è però fatta sentire nella seconda parte della quarantena”, aggiungono, “non poter frequentare il mondo dei club e scoprire nuova musica e nuovi artisti è stato un po’ limitante”. L’ennesima riprova che il mondo della musica non esiste senza la dimensione live: speriamo si riesca a tornare presto alla normalità.
Una volta prodotto un album, però, e consapevoli del blocco ancora attivo sugli show dal vivo, dove si orientano gli sforzi creativi? “Abbiamo iniziato ad interessarci al mondo dei live in streaming, per noi una novità assoluta.” La loro prima esperienza è stata proprio con Dolly Noire, con un dj set nello store di Porta Ticinese, trasmesso in streaming dall’account Dolly. “Anche se non è uguale ad un live show, è un ottimo strumento per tenere alta l’attenzione, ne abbiamo già in programma altre, una sicuramente a settembre.” Quella degli show in streaming è una strada che sempre più artisti stanno percorrendo, sia gratis – The Weeknd su TikTok -, sia a pagamento – di recente fatto da Lil Uzi Vert -, mentre tanto loro stessi quanto il pubblico si sta ancora abituando alla cosa. I risultati però sembrano arrivare, i Cyberpunkers si dichiarano “molto soddisfatti dalla cosa”, e aggiungono che “stiamo studiando un set ad hoc con diverse novità, utilizzeremo per la prima volta Ableton Live durante i dj set, e stiamo pensando a qualcosa di particolare per la scenografia e il coinvolgimento”.
La vera rivoluzione recente per i Cyberpunkers, però, riguarda la formazione. L’uscita di Skinfake dal progetto – “ha messo su famiglia, ha avuto due figli, e per lui questo stile di vita non era compatibile con la vita da genitore e marito”, spiega KenKode, specificando che non c’è stata alcuna rottura dei rapporti – aveva messo “in pausa” i Cyberpunkers, ma dopo quasi due anni da solista, proprio sotto il nome KenKode, la collaborazione con il giovane Keephout, dopo un anno di produzioni, ha portato al suo ingresso nei Cyberpunkers, portando alla rinascita del progetto. “Abbiamo disegnato nuove maschere con un nuovo design, un cambio look necessario a indicare la nuova verve del progetto”, dice KenKode, “e ai nuovi outfit sono subito seguite nuove canzoni e nuove produzioni, ci siamo subito trovati bene insieme”. Cosa è cambiato? “Keephout è più giovane, il suo ingresso ha portato una ventata fresca, una visione diversa, una nuova prospettiva, più sincronizzata con il nostro target.” Una rivoluzione che ha catapultato i Cyberpunkers nel presente, fermo restando che la loro visione è già nel futuro.
Dieci anni di vita sono tanti, e un cambiamento di formazione è una novità importante, eppure curiosando online sono davvero poche le interviste e le situazioni in cui i Cyberpunkers si sono esposti e raccontati. Un’aura di curiosità e mistero che ha contribuito a consolidare la loro immagine, e a potenziare il loro hype. “Hai ragione, non si trova molto online, preferiamo mantenere il distacco”, dicono sorridendo, “i Cyberpunkers sono criptici, non si svelano facilmente”. Una scelta di anonimato talmente drastica da spingerli a non fare interviste video, mentre “quando ci proponevano interviste audio, tendevamo a camuffare la nostra voce, a renderla robotizzata, per mantenere un distacco assoluto dal lato umano”. Più cyberpunk di così si muore in effetti, anche se “sappiamo che con i tempi che corrono e con i social network, non è sicuramente la scelta migliore, ma preferiamo rimanere coerenti alla nostra identità”.
E per il futuro? “Incrociamo le dita e speriamo che si torni alla normalità, abbiamo bisogno di tornare con i nostri show.” I Cyberpunkers spiegano che “abbiamo bisogno del pubblico, delle vibrazioni, di vedere le loro facce, di cogliere le loro reazioni. Senza è molto più dura”. La preoccupazione non è solo per la situazione italiana ma in generale per quella mondiale – vista la natura internazionale del progetto. “Se le cose non dovessero cambiare a breve, continueremo a proporre live stream, continueremo a produrre parecchio, e non si sa mai che possa davvero saltare fuori un album nuovo.” I fan sono avvisati: c’è davvero la possibilità che il ritorno sui palchi e nei club sia con un progetto nuovo di zecca nel 2021. Non mancano ovviamente programmi anche per la partnership con Dolly Noire: “sarebbe figo partecipare e suonare agli afterparty delle gare di sport estremi, che Dolly sta seguendo sempre più da vicino”, per poi aggiungere che “vista la natura cyberpunk della nuova collezione Sion, saremo felicissima di portarla in giro per tutto il mondo”. Sion meets Cyberpunk: il matrimonio perfetto!