Il Kickit è più di un evento espositivo. Con i suoi marchi affermati accanto alle giovani promesse, con le realtà così diverse e distanti che contiene, è un vero e proprio incubatore per trend setter. E ha il sapore del futuro.
Ci sono eventi che, edizione dopo edizione, diventano all'interno dei loro settori di riferimento dei veri e propri punti di riferimento. Vuoi per la qualità della proposta, vuoi per la credibilità dell'organizzazione, vuoi per la capacità e le idee vincenti di chi vi è dietro. Nel mondo del fashion in Italia questo ruolo se lo sta ritagliando su misura il "Kickit", la cui quinta edizione si è svolta domenica 5 maggio all'Atlantico di Roma. Un evento italiano che guarda molto fuori dai confini e da fuori chiama gente, arricchendo la proposta con punti di vista esterni e seminando incontri che possono essere utili alla crescita di tutto il settore, soprattutto delle giovani imprese.
"Anche questa volta l'idea era di portare, come facciamo sempre, dei trend setter e degli opinion leader europei in Italia per far vedere che il nostro sneaker e fashion market è qualcosa di diverso" ci racconta Fabrizio, responsabile del Kickit. "Chiaramente ci sono tantissimi eventi in Italia che sono nati prima e dopo di noi, ma questo è quello che vogliamo fare noi. Portare gente dall'estero per farci dare consigli e ascoltare il loro punto di vista sulla scena nel nostro paese e su come si possa modificare, migliorare". Ovviamente, quando si arriva al quinto allestimento di un evento, si hanno più strumenti per valutare il suo risultato a posteriori rispetto alle primissime edizioni. Farne un'analisi oggettiva è fondamentale per capire cosa sta funzionando e in che direzione muoversi in prospettiva. "In confronto all'anno scorso" prosegue Fabrizio "quest'anno, nonostante la pioggia, abbiamo avuto un incremento di duecento persone. Questa è già una conquista. Abbiamo voluto mettere un canestro con un'esibizione di schiacciate, con la gara dei punti da tre per avere dei buoni sconto, e altre attrattive. Come ad esempio le interviste video di italiani e stranieri da poter mettere sul nostro sito, per avere una visione più ampia di quello che è il mondo del commercio. Alcune cose comunque mi hanno sorpreso. Non mi aspettavo ad esempio di avere tanti brand indipendenti che venissero al Kickit. Noi siamo sinceri. Quando ci arrivano delle proposte da marche nuove o nuovi designers, noi guardiamo il loro sito internet, il profilo facebook, instagram e twitter e poi gli chiediamo "Ma sei sicuro di voler venire?". Questo perchè non vogliamo neanche far sprecare il prezzo simbolico di 150 euro di banco con appendiabiti ad una marca nuova. Sappiamo che quei soldi per un brand giovane significano trentacinque/quaranta magliette fatte bene, con un'idea dietro, che possono fruttargli anche sei volte di più. Invece molti ragazzi sono voluti venire per forza, anche solo per farsi conoscere più che per vendere. Questo perchè, seppure il Kickit sia una volta ogni quattro, cinque o sei mesi, resta comunque un'occasione di visibilità fondamentale. Non si è li solo a vendere un prodotto, ma anche a vendere se stessi. Ormai al cliente basta un DM su Instagram per contattare un produttore, quindi farsi conoscere diventa fondamentale".
In un'occasione come questa, in cui i marchi più importanti, come Nike, Adidas, Yeezy o North Face si trovano a fianco di giovani talenti, c'è nell'aria qualcosa che sa di futuro. È come se, tenendo i piedi ne presente, si riuscisse a spingere lo sguardo un po' più in avanti. Anche su questo Fabrizio ha le idee chiare: "In questo momento in Italia la società si muove verso la sparizione della classe media. Quindi da un lato c'è la classe più povera, che prova ad emergere grazie alle sue idee, come possono essere quelle delle magliette stampate. Dall'altro la classe più forte, che detiene il potere d'acquisto. E la sfida è proprio trasformare le intuizioni, le idee della classe inferiore e farle diventare un trendsetting per il ricco che cerca qualcosa di nuovo. Così si forma quello che io definisco un "modus businness" tra il produttore ed il consumatore. Chiaramente il collezionista, l'amante della sneaker vecchia, delle cose vintage, snobba questo tipo di eventi. Mentre il ragazzino con sessanta o ottanta euro in tasca che magari non può permettersi una maglia di supreme, va da quel ragazzo che fa il suo prodotto e ne compra due da lui".
E per quanto riguarda il Kickit? Che futuro ci aspetta dopo questa quinta edizione? "Noi vogliamo avere sempre novità, e ne avremo tante per il 15 settembre, data del prossimo Kickit. Sarà un'edizione "Back to School", perchè il 15 è l'ultimo giorno di vacanza prima della riapertura delle scuole. Vogliamo che i ragazzi vengano e si divertano spensierati per un giorno e, prima che siano costretti a tornare a pensare alla scuola, pensino a quello che gli piace di più. Ci saranno delle novità a livello di produttori, di espositori e anche di ospiti. Si vocifera addirittura di qualcuno che dall'estero ha intenzione di realizzare un pop-up store". Quindi, agenda alla mano e segnare la data. Il 15 settembre, il Kickit ritorna.