Fuori da poco con l’ep d’esordio “Glitched Years”, abbiamo intervistato il giovane produttore Young Miles, conosciuto ai più per il lavoro su “Machete Mixtape 4”
Se la scena rap italiana negli ultimi tempi è più viva e variegata che mai, gran parte del merito va riconosciuto alla nuova generazione di produttori. L’avvento delle sonorità della trap, e più in generale una vera e propria rivoluzione in termini di sound, partita dal rap ma che si è pian piano allargata anche al pop – basta pensare agli ultimi lavori di Mahmood o di Elodie -, è infatti arrivata nelle nostre cuffie grazie al lavoro di una schiera di producer talentuosissimi. Charlie Charles, Sick Luke, Chris Nolan, Andry The Hitmaker, Low Kidd: molti sono i nomi che hanno plasmato – ognuno a modo suo – il nuovo suono del rap italiano.
Ancora più recenti sono le due promesse, ormai a tutti gli effetti certezze, che orbitano intorno a casa Machete. Tha Supreme e Young Miles rappresentano l’ulteriore step evolutivo, un nuovo capitolo di ricerca sonora che scardina tutto ciò che negli ultimi tempi stava diventando standard. Nel caso di tha Supreme, siamo già alle prese con quello che è a tutti gli effetti un fenomeno nazionalpopolare, e i numeri lo confermano ampiamente. Young Miles è invece il prossimo sulla rampa di lancio, è stato chiaro sin dall’esordio. Quanti produttori possono infatti vantare una prima comparsa “ufficiale” su un lavoro delle dimensioni del “Machete Mixtape 4”? Per giunta in “Star Wars”, uno dei brani più apprezzati dell’intero progetto, con Massimo Pericolo e Fabri Fibra?
Il produttore romano classe 2002 non è rimasto con le mani in mano però, godendosi i primi sprazzi di fama, e si è subito tuffato nel lavoro. A inizio 2020 arriva quindi “Glitched Years”, il suo primo producer album, che però – a differenza dei lavori di molti colleghi – non vede la partecipazione di rapper. “Per quanto riguarda il mio album, dimenticatevi il termine “strumentali”, sono delle vere e proprie canzoni, anche se prive di voce”, spiega, rimarcando con forza quella che è stata una scelta stilistica ben precisa. “È un cambiamento totale rispetto alla natura e al concetto stesso di brano, ho dato molto spazio ai dettagli per rendere il tutto ancora più particolare.”
I feedback non sono tardati ad arrivare, nonostante il periodo di quarantena che stiamo vivendo – Young Miles confessa che “in realtà non c’è molta differenza con la mia vita giornaliera prima di questo periodo”, aggiungendo poi che “avevo solo l’idea di suonare in giro per l’Italia e per ora ovviamente non è possibile farlo”, con una punta di amarezza più che giustificata. A ridurre la distanza, perlomeno virtualmente, ci sono però i messaggi dei fan, che gli hanno mostrato a chiare lettere un grande apprezzamento per il lavoro svolto. “In dm mi arrivano mille messaggi tipo “da quale futuro vieni?”, “sei di un altro pianeta” ecc. Il modo in cui ho concepito l’ep e il messaggio che speravo passasse evidentemente sono arrivati, e sono molto soddisfatto di questo.”
“Glitched Years” è un EP che nasce guardando alla musica in generale, senza un campo di influenze ristretto – “mi piace e interessa ascoltare musica in generale, fuori da ogni schema e definizione” -, testimonianza di un bagaglio di cultura musicale ampio, che guarda al rap, ma anche e soprattutto al mondo dell’elettronica. Proprio quest’ultimo è il genere che tutt’ora esercita più fascino su Young Miles, sia in prospettiva nazionale che internazionale. Il giovane producer guarda molto all’estero, e non ha affatto paura di ribadirlo: “ho ascoltato e ascolto tutt’ora EDM, il 90% degli artisti che seguo sono stranieri. Sarebbe bello unire qualche mia idea pazza a quella di un artista ancora più pazzo di me, penso per esempio a Skrillex, Flume, ma anche molti produttori/artisti della scena SoundCloud EDM”.
Nonostante il disco sia appena uscito, Miles è già alle prese con nuova musica, sfruttando il periodo di “stop forzato” dovuto alle norme restrittive: “in questo periodo sto sperimentando molto, apro bozze su bozze, una più strana dell’altra”. Insieme alla musica, nelle sue giornate trova spazio un’altra sua grande passione, quella del gaming. “In questi giorni di quarantena ho riaperto titoli come “Far Cry 3”, che è una delle mie saghe preferite, “Valorant” e “Fortnite”, a cui sto giocando fin troppo in sti giorni”, confessa, aggiungendo che soprattutto su “Fortnite” le partite sono spesso in compagnia del team Machete Gaming, una squadra affiatatissima anche fuori dallo studio di registrazione.
Molti sarebbero più che soddisfatti di realizzare in un’intera carriera ciò che Young Miles ha portato a casa a neanche 18 anni. Eppure, il produttore romano non ha alcuna intenzione di adagiarsi sugli allori e fermarsi qui; “Glitched Years” è solo il nuovo capitolo di quello che si preannuncia essere un percorso lungo e pieno di successi.