Se entrando nello store di Dolly incontri Mure, puoi considerarti fortunato. Mure è una di quelle persone con cui è piacevole chiacchierare, passare un po' di tempo,una persona ricca di aneddoti, esperienze ed interessi e con profonde radici street che lo legano a tante realtà diverse. Tra le sue passioni più grandi ci sono le sneakers, di cui è collezionista, e l'hip hop, in particolare il writing. Ecco, se lo beccate in negozio, fatevi un grosso favore, parlate con lui di writing. Vedrete i suoi occhi illuminarsi.
"È stato la mia vita"ci racconta. "Io sono un writer. Prima di essere uno sneakerhead, prima di essere un commesso di Dolly, addirittura prima di essere sposato. Io son sposato, felice, e quella è la mia vita vera. Ma il dipingere è una cosa che mi ha sempre tenuto attivo. Mi ha salvato da mille situazioni, perchè i miei coetanei erano bacati degli acidi, dicevano "Andiamo a ballare, mi prendo un cartone". Io no, volevo stare lucido, perchè dopo volevo andare a dipingere. Ha calmato la mia follia e l'ha canalizzata nell'egocentrismo di vedere il mio nome ovunque a Milano. Il writer è più egocentrico anche del rapper, ma in modo più strano, perchè nessuno deve vederlo in faccia. Quest'arte mi ha salvato, mi ha anche fatto trovare un lavoro in Dolly!"
Oggi come lo trovi?
"Oggi è frammentato, una volta era più unito. Io andavo ad esempio ad ascoltare i miei amici che rappavano e quando finivano andavo a farmi un treno. Si andava a fare la Jam a Bologna e, cosa fai, sei a Bologna e non dipingi? Adesso vedo molti ragazzi giovanissimi che si avvicinano e molti che non ne vogliono sapere. Dolly in questo è stata brava, perchè tanti dei nostri grafici sono writer, nel senso gente che ha dipinto in strada, che ha sudato freddo quando ha sentito una ricetrasmittente o una macchina arrivare. Perchè il writing da cartellone pubblicitario o da poster gigante è un'altra roba, non è roba mia."
Come si lega tutto questo al tuo rapporto con Dolly Noire?
"Il rapporto con Dolly Noire nasce grazie ai graffiti. Ero andato a fare un festival dove Dolly vendeva i propri prodotti. Un mio amico doveva dipingere a questo evento, che era a Viareggio, in spiaggia. Io ero andato a dare una mano, perchè era una parete molto grande. Ad un certo punto, per cazzeggiare, incominciai ad aiutare Chicco, ragazzo di Dolly, a vendere i prodotti. Grazie alla mia spigliatezza, alla mia presa bene, feci il mio, e Chicco lo disse a chi di dovere. Da lì partì un rapporto, mi fecero fare un altro paio di fiere, poi lo store piccolo ed il salto nello store grande."
Forse il più bel colloquio di lavoro immaginabile, buttarsi in mezzo, a capofitto...
"Si si, io enrtro sempre "a testa alta e pugni chiusi", do tutto me stesso. Con tutti i pro e i contro. Perchè a volte c'è chi dice "Ok, bella li!", altre chi invece dice "Calma, aspetta un attimo."
Hai un attitudine street molto forte, e trascorsi in tutto l'ambiente Hip Hop. Cosa hai trovato in Dolly Noire che ti rappresenta?
"La serenità, e quella roba di provarci sempre, di dire "Ok, si fa, proviamo, bella li!". Detta come lo direbbero i napoletani, la cazzimma. Detta come lo direbbe Dolly, lo "Stay Brave". O come lo direi io..."A testa alta e pugni chiusi!"
Tu hai moltissimi interessi, uno su tutti le sneakers. Quando e in che modo nasce questa passione?
"Nasce da quando Federico, un mio compagno delle elementari, poteva permettersi tutte le scarpe che voleva e io solo le Kronos. Anche questa è una rivalsa. Io appena ho potuto, ho studiato (perchè anche in queste cose, come in tutte, ci vuole studio) e ho iniziato ad entrare in questo mondo qui. Ho cominciato a capire perchè quella scarpa era fatta in quel determinato modo, perchè l'Air era sul tallone e non sulla punta, perchè a Jordan hanno dedicato cento scarpe e a Magic Johnson solo un paio. Ho cominciato ad informarmi, poi è diventata una droga."
Cos'è che ti continua ad affascinare di questo ambiente?
"La continua evoluzione delle cose. Io non sono uno di quelli che si va a comprare l'Off-White, economicamente parlando non potrei mai permettermi un capo Off-White. Perchè dovrei prendermi una scarpa del genere? non la capisco come concetto. Oddio, capisco perchè Nike faccia la collaborazione con Off-White, ovviamente. Però non mi piace quella roba li, la lascio ai modaioli, ai fashion victim, io sono street."
C'è un modello a cui sei più legato?
"Le Air Max 93, perchè fu una delle primissime scarpe che, quando uscì, ero abbastanza grande per scegliere i miei vestiti e per volerla. Fu la prima scarpa che mi fece dire "voglio quella scarpa li". E non sono mai riuscito a prenderla fino a quest'anno, quando l'hanno rifatta. Oggi dicono "Eh, ma non ha un gran valore...". Per me ha un valore inestimabile."
E la scarpa che hai vissuto di più?
"È una scarpa di cui ne ho avute sei paia e che non ha mai avuto hipe, ma io sto aspettando con ansia che torni. È la Nike Terra, una Nike da trekking che mi sa che avevamo solo io e altri due."
Tu fai parte, a modo tuo, da tanto tempo dell'ambiente Hip Hop. Come lo trovi oggi in Italia?
"L'hip hop non è morto, però non sta da Dio. Nell'ultima settimana mi sono ascoltato due dischi che secondo me gli hanno dato una botta di vitalità, che sono MezzoSangue e Vegas Jones. MezzoSangue ha fatto un disco proprio vecchia scuola, molto cupo, che a me piace perchè quella roba li mi è sempre piaciuta. Vegas invece ha fatto un disco di rap moderno. Non è trap, è proprio rap moderno. Spero che tutti seguiranno quella roba li. Lazza aveva fatto un disco del genere, anche Nitro. Spero che sia quello il canale per il benessere...dei miei figli. Ci sono un sacco di artisti buoni che stanno uscendo. Speriamo che non impazziscano."
Per concludere, riesci a dirmi tre ragioni per cui vale la pena lavorare oggi in Dolly?
"Beh, è figo. Lavori in un ambiente giovane (io sono il più vecchio in Dolly). Ti puoi confrontare sempre e tutti possono imparare da tutti. Io posso imparare tanto da Sibilla, Sibilla da me, io da Ale, Ale da Nico, Nico da Nic...questa cosa è molto bella. Poi se vieni a lavorare in Dolly, hai Mure come collega. Cazzo che hit!"